Jean-Luc Godard lo definì “il simbolo stesso del cinema“. Stiamo parlando di Fritz Lang, regista, sceneggiatore e scrittore. Esponente del cinema espressionista tedesco. Austriaco di nascita, visse e lavorò in Europa, prima di involarsi negli Stati Uniti in seguito all’avvento del regime nazista.
I suoi film spaziano da un genere all’altro. I temi centrali delle sue opere sono sempre il destino e la lotta contro di esso, le figure oscure e gli incubi umani. Nonché il forte contrasto fra principi diversi, sia culturali che sociali.
Grande sostenitore del cinema come linguaggio universale, produrrà capolavori della Settima Arte come: “Il Dottor Mabuse” del 1922, “Metropolis” del 1927, forse il suo film più famoso, dove in quasi un anno di riprese parteciparono al set più di trentamila comparse. E poi “M”, del 1931, terrificante pellicola su un serial killer ante litteram.
Importanti anche alcune sue lavorazioni negli USA, dove negli anni quaranta si cimentò nel genere western, mentre durante la seconda guerra mondiale, fece uscire una quadrilogia di film che si scagliavano contro il regime di Adolf Hitler. Sperimenterà nel genere noir all’americana, per poi tornare in Germania, dove chiuderà la sua carriera nel 1960 con “Il diabolico Dottor Mabuse”, pellicola che andrà a chiudere le vicende del personaggio da lui creato quarant’anni prima e che verrà riconosciuto come suo testamento cinematografico.
«Lo stile di Fritz Lang? In una sola parola: inesorabile. Ogni inquadratura, ogni movimento di macchina, ogni immagine, ogni spostamento d’attore, ogni gesto ha qualcosa di decisivo e di inimitabile»
(François Truffaut)
A.M