Enamorada, di Emilio Fernández

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Enamorada (1946)

- un articolo di Mary Gabrielli

La Cineteca di Bologna ha proiettato alla scorsa edizione del Cinema Ritrovato la versione restaurata di Enamorada, film diretto da Emilio Fernández del 1946. La proiezione è stata introdotta da un padrino d’eccezione: Martin Scorsese che ha salvaguardato il restauro della pellicola insieme al sostegno di Olivia Harrison appassionata del Messico e moglie di George Harrison. La cineteca di Bologna dall’8 aprile ha ridistribuito nelle sale questo film.

Il film è ambientato durante la rivoluzione messicana del 1917 in cui l’esercito ribelle guidato dall’imperscrutabile generale Josè Juan Reyes (Pedro Armendariz) invade la città di Cholula. Durante il soggiorno nella cittadina al generale, accadrà qualcosa d’imprevisto: l’incontro con una donna bellissima di nome Beatrix (Maria Felix), figlia di una ricca famiglia e dal temperamento indisponente. Riuscirà il generale a conquistare il cuore dell’indomabile Beatrix in quella che si rivelerà la sua battaglia più ardua?


Il film è stato scritto e diretto da Emilio Fernández la cui vita è un potenziale soggetto cinematografico: egli stesso partecipò alla rivoluzione messicana. Evaso dalla prigione, si rifugiò a Los Angeles dove entrò nel mondo del cinema in veste di comparsa. Emilio Fernández una volta appresa la tecnica del linguaggio cinematografico dirigerà in Messico una serie di film apprezzati in tutto in mondo di cui Enamorada è il più rappresentativo del cinema messicano nel suo periodo d’oro. Il regista messicano in questo film non solo mostra di conoscere bene la macchina da presa con spettacolari inquadrature e piani sequenza ma anche di una sceneggiatura ben costruita su contrapposti incarnati dai due protagonisti: il ribelle-povero ma ricco d’ideali e la ricca-viziata e ottusa. Il tema amoroso fungerà da elemento cardine per unire i due personaggi rappresentati di due classi sociali opposti e distinte pronosticando un futuro all’insegna dell’uguaglianza e della libertà, come mostrerà il bellissimo finale. Pedro Armendariz crea a un inedito rivoluzionario che rivela il fine ultimo del vero rivoluzionario: a prescindere dalla parte con cui sceglie di stare, lo scopo è lottare per liberare gli uomini da ogni oppressione e schiavitù di cui il Messico era vittima.

Non è da meno il personaggio di Maria Felix, Beatrix, dispettosa al punto di creare autentiche gag divertenti per questo ruolo che la consacrò a diva e ispirato alla Bisbetica Domata di William Shakespeare ma dotato della forza di carattere che l’attrice aveva trasmesso al personaggio.

Consiglio la visione di questo film ma anche il recupero di alcuni titoli interessanti facili da trovare tramite i canali social. Unici difetti sono la bassa risoluzione e la difficoltà a comprendere i dialoghi in lingua originale senza sottotitoli (ma comunque comprensibili): uno sforzo accettabile per conoscere una delle cinematografie più interessanti. Le pellicole in questione sono Maria Candelaria (1944), Salon Mexico (1949) e La Perla (1947), diretti da Emilio Fernandez; El Penon de las Animas, melodramma di Miguel Zacarìas (1942). Zacarìas è senz’altro un nome da riscoprire (tenne al battesimo Maria Felix al suo primo film); come da riscoprire anche Fernando de Fuentes con Dona Barbara del 1943. Que viva Mexico! (1932), è stato l’ultimo film di Sergej M. Ejzenstejn che con questo film porta alla luce le difficoltà di un Paese per uscire dall’arretratezza. Infine un salto nel giallo macabro dell’El Esqueleto de la senora Morales di Rogelio A.Gonzales del 1959.

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