Dopo aver vinto al Festival di Berlino, l’Orso d’Argento per la Migliore sceneggiatura, Favolacce, il film dei fratelli D’Innocenzo arriva su Sky Primafila Premiere a partire dallo scorso lunedì 11 maggio. Ma lo trovate anche su altre piattaforme di streaming: TimVision, Chili, Google Play, Infinity, GC Digital e Rakuten tv.
In un’intervista promozionale rilasciata a SkyTg24, Damiano e Fabio D’Innocenzo parlano della loro ultima fatica, eccovi alcune delle loro risposte.
Si dice che il secondo film sia sempre più difficile da fare rispetto al primo. Voi come vi siete preparati a questa sfida? “Siccome lo sapevamo, ci siamo tenuti il meglio per il secondo. A parte gli scherzi. Favolacce lo abbiamo scritto prima di La Terra dell’abbastanza. Eravamo consapevoli che non potevamo proporre un film come Favolacce come opera prima. Era necessario esordire con un’opera più codificata che avesse dei riferimenti a un genere preciso come il crime, anche se declinato secondo il nostro stile. La Terra dell’abbastanza ci è servito come lasciapassare, per dimostrare che sapevamo utilizzare il mezzo”.
Come vi è venuto in mente un titolo così originale ed efficace come Favolacce? “I titoli sono sempre un colpo di fortuna, e vengono in mente improvviso, quindi è inutile arrovellarsi troppo, Favolacce è la semplice crasi tra favole e parolacce e riassume alla perfezione l’identità del film. E poi suona bene”.
Qual è la prima cosa che avete pensato quando avete scoperto di aver vinto a Berlino il premio per la miglior sceneggiatura? “Per prima cosa abbiamo telefonato ai nostri genitori. La felicità vera e propria è esplosa il giorno successivo, durante la premiazione quando ci siamo abbracciati e ci siamo voluti regalare dei sorrisi, visto che solitamente siamo molto parchi quando si tratta di manifestare pubblicamente il proprio affetto”.
Favolacce è un film che ci vuole risvegliare, ci mostra in modo personale e surreale una realtà scabrosa. Ambientato nella periferia laziale, fatta di interminabili sequenze di villette a schiera. La narrazione si sviluppa come un racconto corale con Elio Germano, attori emergenti e altri sconosciuti, affiancati da una formidabile schiera di bambini. All’interno di queste misere dimore, troviamo un sottoproletariato sfaccettato che fa i conti con la paura della miseria e anela attraverso piscine gonfiabili e altro a possedere tutto ciò che è un must per le classi più abbienti.
La favola nera dei fratelli D’Innocenzo ci mostra la disgregazione della famiglia e del tessuto sociale, una povertà culturale che cerca delle soluzioni ma non ne trova, la Spinaceto delle villette a schiera dove Favolacce trova la sua ambientazione non è un luogo reale, il corrispettivo filmico di un libro pop-up, desideroso di concedere la tridimensionalità alla sua storia abitata da mostri nichilisti.
Grottesco e sarcastico Favolacce, ci mostra l’incapacità di affrontare il dolore, riassumendo i fratelli D’Innocenzo hanno dichiarato:“Il nostro Favolacce, tra Raymond Carver e Charlie Brown“.