Domenica 14 maggio è stata la Festa della Mamma! Augurando una felice giornata a tutte loro, cogliamo l’occasione per parlarvi un po’ di come questa figura si inserisce nella storia del cinema.
La figura della madre nella storia della cinematografica è presenza costante, raccontata in modi sempre diversi: fonte di affetto, sostegno e sacrificio per i propri figli, ma anche di conflitto, manipolazione o addirittura abuso. Come ogni altro elemento il cinema lo ha fatto proprio, declinandolo tante volte quante situazioni diverse esistono nella realtà. Festa della Mamma
In molti film la madre è vista come una figura protettiva e amorosa. Ad esempio in “Via col vento” (1939) la mamma di Scarlett O’Hara è una figura forte e determinata che guida la sua famiglia attraverso la guerra civile, mentre in “Forrest Gump” (1994) incoraggia il figlio, interpretato da Tom Hanks, a credere in se stesso e nelle proprie capacità. Ricordiamo in particolare anche Marmee March in “Piccole donne“, interpretata da Susan Sarandon, un personaggio amorevole e compassionevole che cerca di educare le sue quattro figlie in un mondo dominato dagli uomini.

In altri film viene rappresentata in modo più problematico. Ad esempio in “Psycho” (1960), dove la madre di Norman Bates è una figura dominante e oppressiva che esercita un controllo malsano sul figlio, oppure in “Twin Peaks” (1990-1991), dove la genitrice di Laura Palmer viene raffigurata come una figura ipocrita e moralista.
A proposito di “Psycho” ci viene in aiuto il filosofo e critico culturale sloveno Slavoj Žižek, che ha scritto molto sulla cultura popolare e sul cinema. In uno dei suoi libri, “The Pervert’s Guide to Cinema” (2006), Žižek discute il modo in cui il cinema rappresenta la famiglia come struttura di potere e controllo, sottolineando come le figure genitoriali spesso usino il loro potere per manipolare e controllare i propri figli.
Il film di Alfred Hitchcook ci mostra anche la componente psicologica del rapporto madre-figli, declinata al negativo.
I diversi piani del Bates Motel non sono altro che i diversi livelli della psiche dell’assassino: il seminterrato, le parte più profonda dove si svolge il colpo di scena finale, sono abitati dalla mummia della madre, che anche da defunta continua ad influenzare la mente malata del figlio.

Questo ci ricorda un’altra madre iconica del cinema horror: Margaret White nel film “Carrie – Lo sguardo di Satana” del 1976, diretto da Brian De Palma. L’attrice Piper Laurie interpreta una madre religiosa ossessiva che cerca di controllare la vita della figlia Carrie, che ha dei poteri telecinetici.
Inoltre, ci sono pellicole in cui la figura materna è rappresentata come assenza importante. In “Boyhood” (2014) la madre del protagonista è distante per gran parte del film, in “The Road” (2009), la figura materna del protagonista è morta e il padre e il figlio cercano di sopravvivere in un mondo post-apocalittico.
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