Oggi ricordiamo King Vidor, regista e sceneggiatore nato e cresciuto di pari passo con il cinema americano. La sua carriera da cineasta inizia nei primi anni del novecento e si conclude alla fine degli anni 50‘. Il suo è un nome meno citato rispetto a molti altri suoi colleghi dell’epoca. Nonostante sia stato uno dei registi più prolifici e iconici della sua generazione.
Vidor imparò l’arte del cinema completamente da autodidatta. Crebbe a Galveston, in Texas, luogo in cui ebbe difficoltà a trovare persone che condividessero con lui la nascente passione per la Settima Arte. Per girare il suo primo lavoro su commissione, una parata di soldati, dovette chiedere in prestito la macchina da presa a l’unico uomo della sua città che ne possedesse una, come raccontato da Vidor nella sua autobiografia “Un albero è un albero“. In seguito si fece notare dalle grandi produzioni, che gli finanziarono il suo primo lungometraggio sonoro: “Alleluja!” del 1929. Primo film a portare sul grande schermo le condizioni di vita degli schiavi nelle piantagioni di cotone del sud degli Stati Uniti. Tant’è che la MGM tentò di ostacolare la produzione della pellicola per motivi politici, che uscì comunque nelle sale, venendo candidata al Premio Oscar per la miglior regia.
Durante la sua carriera girerà pellicole che verranno elogiate da critica e pubblico del tempo, come “La folla” (1928), che tratta il tema del conformismo, in una New York che pare un formicaio. I suoi film diverranno dei riferimenti per alcuni registi della New Hollywood. Uno su tutti Martin Scorsese, che parla così del cinema di Vidor, e in particolare di “Duello al sole“, film western del 1946:
“King Vidor ha fatto il primo film che abbia mai visto, quindi per me il cinema comincia con lui. Immaginate iniziare con Duello al sole, assorbire quelle immagini da bambini: il Technicolor febbrile, i primi piani, il movimento dinamico e implacabile dall’inizio alla fine.“
È proprio questa l’emozione che immaginiamo abbia colpito i primi spettatori del cinema di Vidor: un flusso di movimento, colori e suoni. Un continuo indugiare su volti ed emozioni, raccontando una realtà sociale particolare e in evoluzione come lo era quella statunitense prima della Seconda Guerra Mondiale. Per approfondire l’affascinante figura di King Vidor e la storia del cinema americano, o per ampliare la vostra collezione di DVD e Blu-Ray, vi proponiamo quello che abbiamo acquistato con soddisfazione in redazione:
DVD di “Duello al sole“, rimasterizzato in HD, al prezzo di 9,90 €
Libro “Un albero è un albero“, autobiografia di King Vidor, a 26,00 €
SDAC Magazine ha un’affiliazione con Amazon e ottiene un piccolo ricavo se decidete di acquistare prodotti o provare il servizio di streaming partendo dai link della pagina.
Oggi ricordiamo King Vidor, regista e sceneggiatore nato e cresciuto di pari passo con il cinema americano. La sua carriera da cineasta inizia nei primi anni del novecento e si conclude alla fine degli anni 50‘. Il suo è un nome meno citato rispetto a molti altri suoi colleghi dell’epoca. Nonostante sia stato uno dei registi più prolifici e iconici della sua generazione.
Vidor imparò l’arte del cinema completamente da autodidatta. Crebbe a Galveston, in Texas, luogo in cui ebbe difficoltà a trovare persone che condividessero con lui la nascente passione per la Settima Arte. Per girare il suo primo lavoro su commissione, una parata di soldati, dovette chiedere in prestito la macchina da presa a l’unico uomo della sua città che ne possedesse una, come raccontato da Vidor nella sua autobiografia “Un albero è un albero“. In seguito si fece notare dalle grandi produzioni, che gli finanziarono il suo primo lungometraggio sonoro: “Alleluja!” del 1929. Primo film a portare sul grande schermo le condizioni di vita degli schiavi nelle piantagioni di cotone del sud degli Stati Uniti. Tant’è che la MGM tentò di ostacolare la produzione della pellicola per motivi politici, che uscì comunque nelle sale, venendo candidata al Premio Oscar per la miglior regia.
Durante la sua carriera girerà pellicole che verranno elogiate da critica e pubblico del tempo, come “La folla” (1928), che tratta il tema del conformismo, in una New York che pare un formicaio. I suoi film diverranno dei riferimenti per alcuni registi della New Hollywood. Uno su tutti Martin Scorsese, che parla così del cinema di Vidor, e in particolare di “Duello al sole“, film western del 1946:
“King Vidor ha fatto il primo film che abbia mai visto, quindi per me il cinema comincia con lui. Immaginate iniziare con Duello al sole, assorbire quelle immagini da bambini: il Technicolor febbrile, i primi piani, il movimento dinamico e implacabile dall’inizio alla fine.“
È proprio questa l’emozione che immaginiamo abbia colpito i primi spettatori del cinema di Vidor: un flusso di movimento, colori e suoni. Un continuo indugiare su volti ed emozioni, raccontando una realtà sociale particolare e in evoluzione come lo era quella statunitense prima della Seconda Guerra Mondiale. Per approfondire l’affascinante figura di King Vidor e la storia del cinema americano, o per ampliare la vostra collezione di DVD e Blu-Ray, vi proponiamo quello che abbiamo acquistato con soddisfazione in redazione:
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