GLI OSCAR DELLE DIVERSITÀ
di Mary Gabrielli
I 10 migliori film candidati quest’anno all’Oscar sono: Black Panther, BlacKkKlansman, Bohemian Rhapsody, La favorita, Green Book, Roma, A star is born e Vice. Quest’anno i critici sono stati molto attenti a nominare film in cui le diversità etniche, sociali e fisiche dominassero incontrastate. Saranno state le proteste emerse tramite #oscariswhite qualche anno fa a smuovere l’attenzione dell’Academy verso attori e registi afroamericani? Ecco allora le candidature a Black Panther, BlacKkKlansman e Green Book.
C’è anche il Messico di Alfonso Cuaròn con il suo film autobiografico Roma. Ci sono i cosiddetti difetti fisici come nel caso Aly ed il suo naso irregolare (Lady Gaga in A star is born). Per non dimenticare i quattro incisivi in più di uno sconosciuto Farrokh Bulsara passato alla storia come Freddie Mercury. Le loro vite ci insegnano che i difetti sono provvidenziali scalini con cui poter affrontare l’ignoranza collettiva per emergere e divenire qualcuno che rimarrà nella storia.
Di altro genere sono La favorita e Vice. Il primo è con la regia di Yorgos Lanthimos: si tratta di uno straordinario affresco storico che tra ironia e cavilli machiavellici, descrive l’avidità delle donne per conquistare il potere. Quest’ultimo è anche il tema di Vice, in cui emergono tutti gli intrighi che hanno mosso la politica americana mediante la losca figura di Dick Cheney durante il mandato di George W. Bush. In questa corsa chi ha già vinto a mio avviso sono: Yalitza Aparicio (candidata all’Oscar come Migliore attrice per il film Roma), e Mahershala Ali (candidato all’Oscar come Miglior attore non protagonista in Green Book).
I loro personaggi discriminati dalla società, avranno modo di riscattarsi: Cleo troverà il coraggio di portare in salvo i bambini mentre stanno per annegare in mare; Don uscirà dalla sua gabbia dorata di eremita per riscoprire il valore dell’amore e della coesione attraverso la famiglia di Tony Lips. Su Roma tanto è già stato scritto e tanto si dovrà scrivere perché è un film straordinario dal punto di vista della regia.
Altrettanto stupendo è il film di Spike Lee che, come Green Book affronta il tema della discriminazione verso gli afroamericani. La scena del monologo dell’anziano Harry Belafonte zittisce tutti: non solo perché è una lezione che rivisita il cinema bianco (e non a torto razzista) di David W. Griffith, ma è anche un doloroso resoconto di un vero fatto di cronaca che ci mostra fino dove si possa spingere l’odio razziale. Non resta che attendere la notte degli Oscar: concludo con l’insegnamento che Freddie Mercury ci ha trasmesso, tratto dal film Bohemian Rhapsody: “Buoni pensieri, buone parole, buone azioni.”