Carol Reed era un regista londinese. Entrò nel mondo del cinema nel 1931, con il ruolo di assistente alla regia. Dopo molta gavetta arrivò il suo primo lungometraggio: “Fiamme di passione” (1938), seguito da “E le stelle stanno a guardare”, film incentrato sulle miserabili condizioni degli operai inglesi, in particolare quelle dei minatori di carbone. La guerra sospese le sue produzioni, che riprendono nel 1947 con “Il Fuggiasco”, storia di un rivoluzionario irlandese in fuga dalla polizia, dopo una rapina andata male.
Nel 1948 avviò una collaborazione con lo scrittore Graham Greene, con la quale produsse il film “Idolo Infranto” e l’anno successivo “Il terzo uomo”, film di spionaggio che gli valse la Palma doro al Festival di Cannes.
Dopo un periodo difficile, con qualche flop di troppo, Reed tornò a collaborare con lo scrittore che tante soddisfazioni gli aveva dato. Nacque così la pellicola “Il nostro agente all’Avana” del 1956, commedia incentrata sui luoghi comuni che circondano gli agenti segreti, interpretata da Alec Guinness. Dopo questa esperienza viene chiamato per la regia de “Gli ammutinati del Bounty” (1962), ma i continui screzi con il protagonista Marlon Brando, gli fecero abbandonare la produzione. Arriverà il riscatto di li a poco, con “Oliver!” (1968), interpretazione del romanzo “Oliver Twist”, che gli valse l’Oscar al miglior film.