Rinverdire la memoria sul web: per voi che siete il circuito capillare del cinema indipendente è una festa contro natura?
«È per mantenerci vivi, pur sapendo che non è una scelta di qualità. Ma sono contento di ricordare quel 4 maggio 2000»(il giorno in cui venne fondata l’Ass. Piemonte Movie).

Diede il via a un progetto sull’esclusività produttiva del territorio. Non c’era la paura di essere una realtà minore, rispetto al Torino Film Festival, Tff e gli altri festival?
«Eravamo giovani, io e le due socie, Cristina Nebbia e Roberta Ritrovato, e abbiamo intuito che esisteva un vuoto su quanto stava accadendo. E ci siamo affiancati alla nascita di Film Commission e del Museo del Cinema alla Mole, i nostri primi collaboratori. Entrammo nel sistema cinema, in cui abbiamo realizzato il primo concorso per cortometraggi quando la direzione di Nanni Moretti al Tff eliminò Anteprima Spazio Torino, confrontandoci con Alberto Barbera, Steve Della Casa e Franco Prono».

Siete la rete dei presidi (45 in Piemonte) e siete arrivati anche dove non esiste il cinema. «Abbiamo portato il cinema autoriale in luoghi dove le sale non ci sono, come Bagnolo Piemonte, Carignano, Poirino, Cortazzone: negli spazi polifunzionali, i teatri, le rassegne estive col progetto Movie Tellers».

La crisi nel 2010 fece saltare il vostro festival… «La giunta regionale di Cota attuò tagli sulla cultura. Ma prima che le sovvenzioni rimaste venissero spartite fra i grandi enti, mettemmo in piedi il Comitato Emergenza Cultura, che arginò la deriva per le medie e piccole realtà. Oggi, come associazione, è al tavolo di Regione e Città. La solidarietà va indotta, non è uno spunto naturale».

Anche in regime di pandemia per salvare i cinema? «Ho proposto in Regione l’idea di un consorzio pubblico/privato. L’ente è il garante con il sostegno finanziario di una cabina di regia formata da Museo, Film Commission, Agis e Anec: così si salvano le sale. Gli esercenti resteranno privati al 50% con la programmazione, l’altro 50% produrranno corsi, laboratori, visioni scolastiche, piccole produzioni e multimedialità. I cinema diventano come i teatri».

E la Regione può permettersi il finanziamento? «Regione e Città devono elaborare un piano per tutta la cultura e presentarlo all’Unione Europea per i bandi 2021-2027: lì il denaro c’è».

La piattaforma MyMovies ora coinvolge gli esercenti sul guadagno nella visione dei film: un’idea? «Ma se io sono un prodotto di nicchia, o una produzione media, e Netflix o Amazon mi propongo di acquistarmi, è pensabile che scelga MyMovies?».

Altra cura, il drive in: che ne pensa? «È la proposta delle grandi società dello spettacolo e si concentra sul main stream. Il Comitato Emergenza ha già posto un tema: attenzione agli enti pubblici che sostengono drive in e piattaforme».

Anche voi usate il web.«Certo, Piemonte Movie vorrebbe diventare talent scout del sistema cinema piemontese e anche ampliare l’Enciclopedia Multimediale del Cinema in Piemonte. Il Tff e tutti i festival andranno sul web, ma occhio: lo streaming rende il cinema indipendente invisibile».

 

Le considerazioni di Gaido ci appaiono tutt’altro che astratte, si apre una stagione nuova e difficile per il cinema indipendente, solo l’impegno delle Istituzioni e il sostegno alla cultura potranno salvare la situazione, nell’attesa che i tempi migliorino.

Le ultime dichiarazioni del Ministro Franceschini suonano confortanti, e colme di investimenti, speriamo che si tramuti tutto in realtà, e come auspica Gaido ci auguriamo che tra 2021 e 2027 si moltiplichino i bandi europei riservati alle produzioni audiovisive.

Nel frattempo l’unica risorsa che resta al mondo del cinema, per farsi vedere, è il web, quindi per quanto rischioso per le future produzioni indipendenti, per ora lo streaming rappresenta l’unica strada percorribile.