Macchine mortali: il distopico dell’anno

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image via www.lascimmiapensa.com

Macchine mortali è uscito al cinema, diretto dal debuttante Christian Rivers, classe 1974, la cui professione principale è sempre stata la creazione di effetti speciali: è collaboratore di Peter Jackson dal 1992 con Splatters – gli schizzacervelli, passando per il Signore degli Anelli fino a King Kong (per il quale ha vinto Oscar ai migliori effetti speciali).

Il film è tratto dall’omonimo romanzo per ragazzi scritto da Philip Reeve e la pellicola ne è il fedele adattamento cinematografico che cerca di porsi più sul piano concettuale che su quello narrativo. La trama è disposta in modo molto chiaro e lineare, senza infatuanti colpi di scena, fitte sottotrame o emozionanti storie d’amore. Può ricordare molto la struttura di Mad Max Fury road (2015) o quella di Snowpiercer (2013), anche se, sembra impossibile dirlo, qui il fantastico abbonda decisamente di più e non da meno è spettacolare vedere come fino alla fine regga benissimo la pretesa di trovarsi in un futuro distopico possibile. Tutto questo grazie all’alchimia che funziona tra gli elementi posti in scena, a partire dalla meravigliosa scena iniziale con la caccia di Londra nei confronti del piccolo borgo bavarese, entrambi cingolati, lanciati in verdi e sterminate pianure centroeuropee, fino ai semplici personaggi che non crogiolano nel mistero narrativo ma che invece seguono senza fermarsi il loro percorso, facendo trasalire nello spettatore quelle reazioni che alla fine faranno i conti con i risultati della sfida tra i personaggi della storia.

( in foto: il regista con Peter Jackson )

Può apparire al primo impatto come film per ragazzi e molte scene ricordano quelle famose di molti film (Guerre Stellari, Il Signore degli anelli) e l’epica non è sempre così ben resa, ma il vero punto di forza che eleva Macchine mortali tra i più interessanti dell’anno è la quantità di situazioni, di frasi provocatorie, dettagli scenografici e scelte stilistiche con le quali è impossibile per lo spettatore non confrontarsi.

Le critiche al mondo di oggi sono sterminate e anche nascoste a una prima visione. Merita di essere visto più volte, innanzitutto per godersi al massimo le scene degli effetti speciali che sono girate magistralmente (il regista è stato aiutato da Peter Jackson in molte sequenze d’azione) ma soprattutto per essere assimilato il più possibile, poichè questo film potrà difettare di originalità, ma è stracolmo di punti di riflessione, sfumature e scelte non del tutto politicamente corrette.

Dà i brividi vedere i cittadini di Londra così ingenui e stupidi nel gioire degli sfaceli e violenze commesse dalla propria città, una volta prima banca del mondo, ora sull’orlo del fallimento, ingorda delle risorse rimaste, marcia e priva e di morale, che non rifiuta nè lustri nè vizi e non ha nemmeno più un briciolo di società onesta.

Il finale è politico, filosofico e religioso: la scelta fatta dagli autori determina una posizione chiara che solo il tempo ci confermerà. Fatte le somme vien da dire “peccato” che il film non abbia inseguito di più certi spunti critici e politici ma purtroppo, dato il campo di battaglia scelto, la produzione si è accontentata di un giusto compromesso e comunque siamo anni luce da polpettoni commerciali o prodotti deludenti e un po’ insipidi come Valerian di Luc Besson e Ready player one di Spielberg. Il risultato è un ottimo film d’intrattenimento, gustoso e riflessivo, non originalissimo ma di grandi emozioni e soprattutto grandiosi effetti speciali.

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