Oggi ricordiamo i 99 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini. Sarebbe difficile racchiudere in un solo ricordo l’importanza e la dimensione di un artista così culturalmente versatile ed importante per il novecento italiano. Abbiamo scelto due film per commemorarlo: “Accattone” del 1961 e “Teorema” del 1968.
Accattone, cioè l’esordio alla regia di P.P.P.
Inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare, Accattone è Vittorio Cataldi, sottoproletario abitante nella periferia romana. Vive la sua esistenza alla giornata, senza mezzi economici o intellettuali. Le sue esperienze quotidiane riguardano piccole miserie, sfruttamento della prostituzione e lo scampare dalle minacce che arrivano al suo indirizzo da parte di alcuni criminali, a causa dei suoi trascorsi truffaldini. Il protagonista è quello che in molti definirebbero un “miserabile”. Le sue azioni sono un vortice di degrado e morte, fino all’ineluttabile conclusione della pellicola, accettata come liberazione da una vita disperata.

Pasolini non vuole dare un giudizio sulla vita di questo personaggio, bensì raccontare in maniera dura e cruda le condizioni di vita di una folta parte di popolazione delle grandi città. Soprattutto raccontare chi vive ai margini, tema che porterà avanti con convinzione in quasi tutte le sue opere filmiche, assieme alla critica della borghesia italiana. Il film doveva essere prodotto da Federico Fellini, che si tirò indietro per la presunta scarsa capacità di Pasolini nell’utilizzo degli strumenti cinematografici. Ricordiamo che questo fu il film d’esordio dell’artista bolognese. Lo produsse allora Alfredo Bini, che vincerà il Nastro d’Argento 1962 come miglior produttore, proprio per il film in questione. Come aiuto regista venne scelto un giovane ragazzo parmigiano, che in seguito diventerà conosciuto da tutto il mondo con il nome di Bernardo Bertolucci.
Teorema, critica alla borghesia e il tema del “sacro”
In Teorema si propone il tema della famiglia borghese, del sacro e della sessualità. Non è la prima volta che questi concetti irrompono nelle pellicole pasoliniane, ma in questo caso sia la censura che parte delle società italiana si rivolteranno in modo particolare contro il regista, obbligandolo a subire un processo. La pellicola racconta l’irruzione nella vita di una ricca famiglia romana di un misterioso giovinastro. Il ragazzo porta con se un alone di misticità e mistero, che conduce la famiglia ad avere rapporti sessuali con lo stesso. Una volta subito l’abbandono da parte del soggetto, lo stesso nucleo familiare andrà incontro a una rapida dissoluzione.

Una parabola sulle conseguenze che può avere l’irruzione di certa sacralità in un contesto perenne, immobile, fossilizzato. Di come ci sia un potere nascosto (o palese) che può far facilmente vacillare i più forti costrutti sociali e la società stessa. Il film è stato osteggiato dalla chiesa cattolica, come altri del regista, ma non dalla sua totalità. Anzi. L’ala più progressista dell’istituzione ecclesiastica ha visto nel film un messaggio forte, apprezzato e lungamente elogiato in vari scritti usciti su giornali e riviste. Tanto da essere premiato dall’Office Catholique International du Cinèma.
99 anni dalla nascita
Pasolini è stato un per molto tempo un corpo estraneo alla società di massa italiana. Criticato, vilipeso, processato, perseguitato. Ed è stata proprio questa una delle sue forze più grandi, che permane ancora oggi. Oltre alla straordinaria capacità, forse unica nel suo genere, di trattare vari argomenti e vari discipline artistiche con grande successo e raffinatezza. Un personaggio alla quale si deve molto e che è giusto ricordare e approfondire il più possibile, per quanto la società nel corso dei decenni sia mutata. Mutata spesso proprio come predette lo stesso Pasolini in alcune sue interviste. Qui sotto ne lasciamo una per voi.