“Lei ha uno stile unico: vestito pazzesco […] e questi capelli da dove sono venuti?” chiese il giornalista di Effetto Notte e Lucia Bosè: “Perché mia nipote si divertiva a giocare con me: un giorno mi ha fatto verde, un giorno rosa, un giorno rossa, un giorno blu e mi ha detto rimani blu! Ed io mi divertivo di più perché ho sempre avuto la ribellione di non essere uguale agli altri. Volevo sempre essere diversa.”
Nella sua ultima intervista a Domenica In, raccontò di quando da bambina era arrivata a casa da scuola con l’idea fissa tagliarsi le trecce, non voleva assomigliare alle altre bambine della classe, con quegli odiosi fiocchi in testa.
La Bosè, capelli di un blu elettrico kieslowskiano, donna di grande classe, originalità e creatività, di una bellezza semplice e dirompente.
Seppe negli anni ’50, insieme ad attrici come: la Lollobrigida, la Loren e Silvana Mangano, dare vita ad una forma di divismo all’italiana, per certi versi, molto simile a quello hollywoodiano.
Ma si seppe discostare da tutto quel glamour, dimostrando una personalissima verve combattiva, da vera femminista.
Artista completa, Lucia Bosé è passata dalla recitazione alla pittura, per approdare alla scrittura, dimostrando un eclettismo raro.
L’Italia l’aveva riabbracciata all’ultimo Festival del Cinema di Roma, per la presentazione della sua biografia, “Una vita”, pubblicata nel 2019.
Il 23 Marzo 2020 a Segovia, in Castiglia, in piena emergenza mondiale Covid-19, il mondo ha pianto la scomparsa di Lucia, aveva 89 anni, ed era stata contagiata.
Lucia Bosè, nome d’arte di Lucia Borlani, attrice italiana, naturalizzata spagnola, nata a Milano nel 1931.
Commessa della Pasticceria Galli a Milano, le porte del cinema le si schiusero, dopo il 1947, grazie alla vittoria del concorso Miss Italia.
Non aveva ancora compiuto diciott’anni quando, a Roma, entrò nel giro di Luchino Visconti, il regista milanese l’aveva già notata nella pasticceria Galli mentre lei gli stava servendo un vassoio di marron glacé: “Diventerai un animale cinematografico”, le disse.
Una serie di fortunati eventi, portarono la futura star, a partecipare a grandi pellicole, che segnarono l’affermazione del cinema italiano a livello globale: “Non c’è pace tra gli ulivi” (1950) di Giuseppe De Santis, “Cronaca di un amore” (1950) di M. Antonioni, per il quale fu anche “La signora senza camelie” (1953).
In questo primo periodo fu diretta anche da Luciano Emmer e Francesco Maselli recitando in diverse commedie brillanti a fianco del suo fidanzato dell’epoca, Walter Chiari.
Dopo 17 film si sposò e lasciò il cinema. A seguito del divorzio con Chiari, nel 1955 sposò il torero spagnolo Luis Miguel Dominguìn e tornò sugli schermi alla fine degli anni sessanta, per lo più in ruoli secondari in pellicole quali “Sotto il segno dello scorpione” di Paolo e Vittorio Taviani, “Metello” di Mauro Bolognini, “Satyricon” di Federico Fellini.
Tra le interpretazioni successive si ricordano: “Cronaca di una morte annunciata” (1987) di Francesco Rosi, “L’avaro” (1990) di Tonino Cervi, “Volevo i pantaloni”(1990) di Maurizio Ponzi, “Harem Suare” (1999) di Ferzan Ozpetek, “I Viceré” (2007) di Roberto Faenza e “One More Time” (2013) di Pablo Benedetti e David Sordella.
Nel 2017 ricevette il Wilde Vip European Award per l’arte e la cultura, onorificenza conferita dalla Dreams Entertainment con il sostegno del Parlamento Europeo.
Durante la sua vita, la Bosè frequentò grandi personaggi del mondo artistico e soprattutto uomini carismatici come: Picasso, Hemingway, Visconti e Bertolucci a cui rimase sempre legata da una profonda amicizia.
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