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Wim Wenders entra nei quadri di Hopper

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Il 26 gennaio scorso, in Svizzera, alla Fondation Beyeler di Basilea, veniva inaugurata una mostra interattiva dedicata alle opere di uno dei più importanti pittori americani del XX secolo, Edward Hopper.

La mostra realizzata in collaborazione con il Whitney Museum of American Art di New York, dopo la chiusura causata dall’emergenza sanitaria si potrà finalmente rivisitare, l’esposizione si concentra sulle rappresentazioni dei passaggi rurali e urbani tipici del pittore americano.

Per celebrare la mostra, il famoso regista tedesco Wim Wenders ha voluto realizzare un cortometraggio 3D a tributo delle opere di Hopper: “Two or Three Things I Know about Edward Hopper”, prodotto da Road Movies.

Con questo lavoro, realizzato durante un road trip attraverso gli Stati Uniti, il regista, già autore di film come “Il cielo sopra Berlino”, “Paris, Texas”, “Pina” e “Alice nelle città”, è riuscito nell’intento di far immergere lo spettatore all’interno delle opere di Hopper, permettendogli di vivere un’esperienza al limite del possibile.

Ha dichiarato Wenders:”La cosa che più mi colpisce della pittura di Hopper è che osservando i suoi quadri sembra sempre che debba accadere qualcosa che poi alla fine non accade mai. Proprio questa tensione che lo spettatore deve interpretare è la forza dell’opera di Hopper. I suoi quadri attirano verso l’infinito e io con le riprese in 3d ho cercato di riprodurre questa sensazione”.
“Non sapevo neanche chi fosse Hopper prima di vedere i suoi quadri al Whitney all’inizio degli anni Settanta: fu una delle scoperte più sorprendenti che mai avessi fatto in materia di arti visive”, ha spiegato il regista. Lo short, accompagnato dalla musica del compositore francese Laurent Petitgand, e’ senza parole ma parla aggiungendo narrative inquietanti alle trame sospese di alcuni dei dipinti più famosi: “Il grande mistero e’ come Hopper ci faccia interrogare su cosa sta succedendo e cosa sta per succedere. I suoi personaggi sono eternamente in attesa”, ha spiegato Wenders.
Cosa succederà ad esempio alla donna bionda con la sottoveste rosa in “Morning Sun” del 1952? E chi e’ l’uomo accanto a lei, un fidanzato violento? Il proprietario di un bordello? L’uomo seduto sul bordo di un letto in “Philosophy” del 1959 potrebbe avere da poco gustato piaceri della carne o strangolato la donna stesa accanto a lui. Tutte le possibilità sono aperte: “Hopper non ha mai spiegato il suo lavoro”, afferma Wenders: “Ha lasciato a noi il compito di completare la scena”.

Il risultato finale è una serie di micro sequenze ambientate all’interno di alcuni dei dipinti più noti del pittore americano, in cui le emozioni dei personaggi vengono espresse senza l’utilizzo delle parole e dove l’azione, protagonista fuori piano di tutti i quadri dell’artista, la possiamo solo immaginare.

Un incontro tra pittura, cinema e tecnologia 3D, che sembra quasi naturale visto il rapporto che Hopper ha sempre avuto con la settima arte, da cui si è lasciato influenzare per inquadrature e luce, ma che ha a sua volta influenzato.

Basti infatti pensare a Hitchcock, che si è ispirato ai suoi quadri per alcuni dei suoi film :  

          “La finestra sul cortile” /  “Night Windows”

“House by the Railroad” / “Psycho”

Il cortometraggio non è ancora disponibile sul web ma qui vi lasciamo l’intervista al regista Wim Wenders registrata durante la conferenza stampa per la mostra della Fondation Beyeler che prolungherà la sua apertura fino a luglio 2020.

S.V.
Tags: Città di BasileaEdward HopperFondation Beyeler di BasileaHitchcockLaurent PetitgandRoad Movies FilmproduktionSvizzeraTwo or Three Things I Know about Edward HopperWhitney Museum of American Art di New YorkWim Wenders
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