IL PIANETA IN MARE di Andrea Segre al Cinema Cappuccini (Genova)

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“Il Pianeta in Mare” di Andrea Segre

prodotto da ZaLab Film e Rai Cinema, in associazione a Istituto Luce Cinecittà.

Presentato Fuori Concorso alla 76.ma mostra del cinema di Venezia, Italia, documentario, 93 minuti.

SINOSSI: Entrare nel pianeta industriale di Marghera, cuore meccanico della Laguna di Venezia, che da cento anni non smette di pulsare: un mondo in bilico tra il suo ingombrante passato e il suo futuro incerto, dove lavorano operai di oltre 60 nazionalità diverse.  da www.zalab.org

Questo nuovo documentario di Andrea Segre è un mosaico di volti e di frammenti di vita che si perde nei meandri di tubi reticolari e di ammassi di metallo del conglomerato industriale di Marghera. Nei quali troviamo chi lavora in quei luoghi, e senza drammatizzazioni ne sentiamo i disagi quotidiani, l’esperienze passate; li seguiamo nelle loro mansioni, e sono molti, dagli operai di Eni e Fincantieri, per la maggioranza stranieri, ai ristoratori, agli imprenditori e-commerce di ritorno dall’estero fino ai tradizionali pescatori di vermi della laguna. Ne fuoriesce un racconto di ciò che era e di ciò che è ora questo luogo. La trasformazione dell’economia e della società ha comportato diversi cambiamenti nei tessuti culturali della zona causando uno spezzamento dell’identità territoriale.

È giusto parlare di cinema del reale (termine molto di moda) non come teoria o manifesto, ma come pratica narrativa.

Nella cornice di questi incontri il regista indaga un decadentismo non appartenente solo alla dismissione di parte del polo industriale, ma a quello inerente alla classe operaia; il progresso ne ha preannunciato l’estinzione: una sostituzione in cui il divario tra redditi sprofonda nel concetto liquido e sfuggente del nuovo mondo del lavoro. Il contrappunto con i filmati del passato mostra come quella compattezza di mobilitazione di massa, che vi era agli albori, oggi è dispersa. Nell’andirivieni del precariato e del sovraeccitamento del marketing il personale attuale di Marghera è composto da singoli -separati, che all’interno degli stabilimenti non sono più un gruppo di persone capace di far sentire la propria voce come collettivo, ma individui isolati dissolti in un spazio vuoto. Gli affetti, ossia la famiglia, sono al di là di piccoli monitor, esclusi in un altro pianeta; i sacrifici lavorativi sono volti a quelle connessioni intime di rapporti lontani e a permettere di andare avanti. Così presi dai problemi contingenti, dei quali ognuno si occupa da solo, non c’è tempo per associarsi ad un passato che non appartiene. Il confronto tra i personaggi è sempre una chiacchiera o un piccolo sfogo detto al vicino: un compatimento reciproco nell’accettata disillusione presente e futura.

Andrea Segre non si sposta dal suo cinema di impegno civile, che si fa inevitabilmente ambientalista, ma sempre vicino alle persone e alla loro condizione.

La bellezza della vicina Venezia è solo abbozzata in controluce; s’impone invece il fascino di un luogo quasi dimenticato, che fa emergere dal silenzio del lavoro la voce sottile di diverse culture.

Andrea Borneto