Tutti gli appassionati di horror conoscono la celebre franchise di Saw. In pochi invece sono a conoscenza di com’è nata questa fortunata serie di film horror. Tutto è partito da un cortometraggio diretto da James Wan, che poi andrà a curare la regia del primo capitolo della serie. L’evoluzione di Saw, da corto a lungometraggio finanziato dalla Lions Gate Entertainment, può insegnare molto a chiunque voglia provare a sfondare nel comparto cinematografico.
Prima del 2003, anno di uscita del corto, James Wan iniziò a scrivere una sceneggiatura horror insieme all’amico Leigh Whannell. I due decisero di imprimere su fogli bianchi le loro peggiori paure. La speranza era quella di vederle proiettate sul grande schermo. Alla fine della stesura, i due iniziarono a girare una parte della sceneggiatura, da presentare ai produttori. Il loro budget era pressoché vicino allo zero, così decisero di organizzarsi al meglio delle proprie possibilità, cioè con una disponibilità minima di denaro.
Il cast venne modulato al ribasso, riducendo all’osso la necessità di comparse e il co-sceneggiatore Leigh Whannel divenne il protagonista del cortometraggio (e successivamente del primo film). Come arma di tortura, per simulare la “messa in gioco” della vittima, venne usata una vecchia tagliola arrugginita, che finì per mettere a repentaglio la sicurezza di chi dovette inserirla sulla propria testa. Non necessitando di particolari location, anche gli sforzi logistici vennero ridotti al minimo.
Il corto fu soddisfacente e perfettamente rappresentativo dell’idea che doveva pervadere il lungometraggio.
Poco tempo dopo la fine del montaggio, il progetto venne immediatamente finanziato con un milione e duecentomila dollari dalla Lions Gate, che fiutò l’affare. Wan e Whannell accettarono di essere pagati dopo l’uscita del film, in base agli incassi raccolti al botteghino. La scelta risultò estremamente azzeccata per i loro portafogli. Il film, “Saw – L’Enigmista” (2004) fu un successo globale. Entrambi riuscirono ad entrare in pianta stabile nell’ambiente cinematografico, grazie a questo cortometraggio di nove minuti e venticinque secondi e al buon esito della pellicola. Leigh Whannell si legò alla franchise, recitando e scrivendo la sceneggiatura dei successivi due capitoli, comparendo anche in “Saw 3D – Il Capitolo Finale“. Wan intraprese un’interessante carriera registica, portando sul grande schermo film come “Insidious” (2010) e “L’evocazione – The Conjuring” (2013).
Qui sopra abbiamo inserito il cortometraggio originale. Guardandolo assisterete ad un esempio di scrittura lineare, chiara. Un mood produttivo che predilige una buona storia e una fotografia a costo (quasi) zero, rispetto a narrazioni barocche o effetti speciali pretenziosi. Vi colpirà la luce, che già dal primo sguardo evidenzia uno spettro cromatico destinato a divenire marchio di fabbrica. Le scene presenti nel corto, inoltre, verranno adattate e inserite nel lungometraggio del 2004.
Chiunque voglia proporre la propria storia o il proprio progetto a qualcuno, farebbe bene a prendere spunto da questa storia (e soprattutto dovrebbe avere le idee chiare). Qui di seguito vi lasciamo qualche consiglio per gli acquisti, selezionati dalla nostra redazione, per approfondire questa iconica serie di film e non solo:
Saw – La Collezione 01-07 – (7 Blu Ray+ Omaggio), a soli 13,99 euro
Libro “James Wan. Da Saw e Insidious al Conjuring universe e Aquaman“
A.M.
Tutti gli appassionati di horror conoscono la celebre franchise di Saw. In pochi invece sono a conoscenza di com’è nata questa fortunata serie di film horror. Tutto è partito da un cortometraggio diretto da James Wan, che poi andrà a curare la regia del primo capitolo della serie. L’evoluzione di Saw, da corto a lungometraggio finanziato dalla Lions Gate Entertainment, può insegnare molto a chiunque voglia provare a sfondare nel comparto cinematografico.
Prima del 2003, anno di uscita del corto, James Wan iniziò a scrivere una sceneggiatura horror insieme all’amico Leigh Whannell. I due decisero di imprimere su fogli bianchi le loro peggiori paure. La speranza era quella di vederle proiettate sul grande schermo. Alla fine della stesura, i due iniziarono a girare una parte della sceneggiatura, da presentare ai produttori. Il loro budget era pressoché vicino allo zero, così decisero di organizzarsi al meglio delle proprie possibilità, cioè con una disponibilità minima di denaro.
Il cast venne modulato al ribasso, riducendo all’osso la necessità di comparse e il co-sceneggiatore Leigh Whannel divenne il protagonista del cortometraggio (e successivamente del primo film). Come arma di tortura, per simulare la “messa in gioco” della vittima, venne usata una vecchia tagliola arrugginita, che finì per mettere a repentaglio la sicurezza di chi dovette inserirla sulla propria testa. Non necessitando di particolari location, anche gli sforzi logistici vennero ridotti al minimo.
Il corto fu soddisfacente e perfettamente rappresentativo dell’idea che doveva pervadere il lungometraggio.
Poco tempo dopo la fine del montaggio, il progetto venne immediatamente finanziato con un milione e duecentomila dollari dalla Lions Gate, che fiutò l’affare. Wan e Whannell accettarono di essere pagati dopo l’uscita del film, in base agli incassi raccolti al botteghino. La scelta risultò estremamente azzeccata per i loro portafogli. Il film, “Saw – L’Enigmista” (2004) fu un successo globale. Entrambi riuscirono ad entrare in pianta stabile nell’ambiente cinematografico, grazie a questo cortometraggio di nove minuti e venticinque secondi e al buon esito della pellicola. Leigh Whannell si legò alla franchise, recitando e scrivendo la sceneggiatura dei successivi due capitoli, comparendo anche in “Saw 3D – Il Capitolo Finale“. Wan intraprese un’interessante carriera registica, portando sul grande schermo film come “Insidious” (2010) e “L’evocazione – The Conjuring” (2013).
Qui sopra abbiamo inserito il cortometraggio originale. Guardandolo assisterete ad un esempio di scrittura lineare, chiara. Un mood produttivo che predilige una buona storia e una fotografia a costo (quasi) zero, rispetto a narrazioni barocche o effetti speciali pretenziosi. Vi colpirà la luce, che già dal primo sguardo evidenzia uno spettro cromatico destinato a divenire marchio di fabbrica. Le scene presenti nel corto, inoltre, verranno adattate e inserite nel lungometraggio del 2004.
Chiunque voglia proporre la propria storia o il proprio progetto a qualcuno, farebbe bene a prendere spunto da questa storia (e soprattutto dovrebbe avere le idee chiare). Qui di seguito vi lasciamo qualche consiglio per gli acquisti, selezionati dalla nostra redazione, per approfondire questa iconica serie di film e non solo:
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A.M.