Un cinema che si ama o si odia. Senza mezze misure. Che oscilla intensamente fra scandalo, ripidi vortici, torbidità e autodistruzione. E’ lo stile di Darren Aronofsky, regista newyorkese premiato al Sundance, all’Indipendent Film Festival e a Venezia. In occasione del suo compleanno (compie 52 anni, auguri!) vi raccontiamo qualche curiosità su uno dei suoi film migliori: “The Wrestler” (2008). Protagonista della pellicola un Mickey Rourke in grande spolvero nei panni di Robert Ramzinski detto The Ram, lottatore che deve affrontare la fase decadente della propria carriera sul ring, portando il proprio corpo all’estremo. Diviso fra la storia con una spogliarellista (interpretata dalla bravissima Marisa Tomei) e il ritorno nella sua vita della figlia, con la quale aveva perso ogni tipo di contatto.
Per chi non lo avesse visto, il film è pregno di fisicità. Di corpi decadenti, che si esauriscono fino al limite della sopravvivenza. Dell’utilizzo del ring e della sospensione dell’incredulità come mezzo di catarsi. In una infuocata lotta fra tendenze autodistruttive e redenzione. Aronofsky ha cercato di indugiare quasi con occhio documentaristico su questo tipo di realtà, delineando uno spazio narrativo profondo, che evoca empatia non solo in chi guarda, ma anche in chi ha recitato. Di seguito qualche curiosità legata a questo film, che ha raccolto due nomination ai Premi Oscar 2009 e vinto il Leone D’Oro di Venezia nel 2008:
1. Il protagonista doveva essere interpretato da Nicholas Cage
The Ram doveva essere interpretato da Nicholas Cage. L’attore era già stato ingaggiato, quando decise di abbandonare improvvisamente il progetto. La seconda scelta cadde su Mickey Rourke. Vennero positivamente presi in considerazione alcuni parallelismi fra la storia privata dell’attore e le vicende descritte nella sceneggiatura. Insomma, Rourke e Ramzinski avevano molto in comune. A proposito, lo stesso Rourke dichiarerà: “Quando ho letto la storia di The Wrestler e poi ho incontrato Darren Aronofsky sapevo che sarebbe stato doloroso emotivamente e fisicamente. Ma sono molto felice di averlo fatto perché è il miglior lavoro che ho fatto durante la mia carriera”.

2. Dieta e allenamento per diventare un vero wrestler
Rourke ha dovuto mettere su ventisette chili di muscoli per interpretare il suo personaggio. Consumava fino a sette pasti al giorno e ha lavorato in palestra per quasi otto mesi. In questa preparazione lo ha sicuramente aiutato il suo passato da pugile professionista. Rourke ha vinto il suo primo incontro di boxe a dodici anni e ha esordito nei pro nel 1992, restando ad alti livelli per i successivi due anni. Questo non è comunque bastato per prepararlo totalmente al ruolo da interpretare. Durante i mesi di allenamento è stato infatti affiancato da Afa Anoai, ex wrestler inserito nella WWE Hall Of Fame. Coach di scuola samoana che durante la sua carriera ha allenato atleti di alto livello come Batista, Billy Kidman e Rikishi.

3. La protesi come arma contundente
Il film è ovviamente pieno di citazioni e riferimenti al mondo del wrestling. Compaiono in piccoli ruoli lottatori famosi nel panorama dello sport entertainment americano, come Necro Butcher, Claudio Castagnoli e R-Truth. Ma una delle scene più impattanti rimane sicuramente quella in cui un fan offre la propria protesi di arto inferiore come strumento contundente da utilizzare durante un combattimento fra The Ram e il suo sfidante. La scena affonda la propria genesi in alcuni segmenti realmente accaduti durante gli spettacoli di wrestling. Probabilmente è direttamente ispirata all’incontro del 1997 fra Diesel (Kevin Nash) e Shawn Michaels, andato in scena durante il pay-per-view WWE “In Your House” nel 1997.

4. Ayatollah o Sceicco?
L’antagonista (per modo di dire) della pellicola, con la quale The Ram aveva una faida negli anni d’oro della sua carriera e con la quale tornerà a lottare, si fa chiamare The Ayatollah. Il personaggio è interpretato dal lottatore Ernest “The Cat” Miller ed è ispirato alla figura di Iron Sheik, uno dei personaggi più iconici del wrestling mainstream anni ottanta. Hossein Khosrow Ali Vaziri, questo il suo vero nome, rappresentava in ring tutto quello che faceva infuriare il cittadino americano medio dell’epoca: volgare, baro, iraniano, predisposto al vilipendo della bandiera e causa di altri gesti oltraggiosi contro gli Stati Uniti. Ulteriore parallelismo con la realtà, cavalcato dal regista, che rende il ring un regno delle maschere, dove lo spettatore viene stimolato su differenti frequenze. Un estremo gioco delle parti, dove personaggi (gimmick in gergo) e uomini convivono negli stessi spazi mentali. Dove pubblico e privato, realtà e catarsi, rischiano di mischiarsi sistematicamente.

5. La colonna sonora, fra originali e tributi agli anni ottanta
Il pezzo musicale “The Wrestler” è originale, composto per la pellicola da Bruce Springsteen in persona. The Boss è molto legato a Mickey Rourke e ha scritto il testo del brano ispirandosi direttamente alla vita dell’amico. Il resto delle canzoni provengono quasi interamente dagli anni ottanta: ad esempio la theme song (musica d’ingresso) di The Ram è Sweet Child O’Mine dei Guns N’ Roses. Altri pezzi appartengono a varie band hair metal, come i Cindarella o i FireHouse, esponenti di un genere musicale effimero, da consumo, condannato all’oblio come la carriera del protagonista del film. La colonna sonora è un punto cardine per comprendere lo scollamento di The Ram nei confronti della realtà che sta vivendo. Che non è più quella dei capelli cotonati e delle urla in falsetto. Fortunatamente (?).

In attesa del prossimo film di Aronofsky (che dovrebbe chiamarsi “The Whale” e avere come protagonista Brendan Fraser) vi consigliamo qualche acquisto per ampliare la vostra collezione e conoscere a fondo le opere di Darren Aronofsky:
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A.M.